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![]() "LA FESTA DI MONTE MORONE" |
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25 marzo. Anni ’60. È mattina. I bambini di Malnate escono da scuola. In fila. Raggruppati per classe.
I maschietti indossano pantaloni corti da cui escono gambe magre. Le bambine portano scarpette leggere
o sandali. Le casacche e i grembiuli neri sono d’obbligo. Gli insegnanti, uomini e donne, vestono abiti signorili. Anche se si va in passeggiata. E sarà un cammino lungo. Su, fino a Monte Morone. Lì c’è la chiesetta della Madonna. Oggi è la sua festa. Unica occasione per l’annuale gita scolastica. Si cammina tra le case coi giardini fioriti e le prose degli orti. Il parlare è libero, dal volume contenuto. I maestri avanzano con compiaciuto autoritarismo. Tranquilli custodi di un gregge ordinato di alunni. Oggi l’espressione severa ha lasciato il posto a bonari sorrisi. Non c’è lezione. I bambini sono contenti. Si vede dalle loro facce rotonde con le gote all’in su, dai passi lesti e saltellanti, dai corpicini morbidi che ondeggiano come foglioline nuove al vento di primavera. Si arriva in fretta alla periferia del paese. Campi seminati da poco. Prati con l’erba chiara. Sconfinati. Tronchi scuri di gelsi spiccano qua e là. Iniziano i boschi. L’onda di bambini non si arresta. Non ha esitazioni. Lo slancio infantile invade il largo sentiero in salita. L’aria tiepida si riempie di risate allegre, di chiacchierate con gli amici. La fila non esiste più. I maestri sembrano scomparsi. Maschietti dal sorriso furbo accelerano sapientemente il passo. Superano delle femmine. Ma quelle, occupate a sistemare il grembiule che hanno tolto, non li degnano di uno sguardo. Tutti salgono. C’è una mèta. E va conquistata. Coppie di vecchiette sostano ai bordi del sentiero. – Che bei fiuritt! Bravi…andè su da la Madona… Ma racumandi…recurdevas i urazion! (Che bei bambini! Bravi…andate su dalla Madonna…Mi raccomando…ricordatevi le preghiere!) Si giunge in cima a Monte Morone. I maestri spuntano di nuovo. La chiesetta viene riempita da una manciata di bambini. La frescura e l’odore d’incenso riportano il silenzio. Il tempo di una preghiera e di un bacio alla reliquia. Si esce dalla porticina di lato. È il turno di altri scolari. Qualcuno offre dell’acqua. Ci sono delle bancarelle. Ma senza il permesso dei genitori non si compra nulla. I bambini più fortunati riescono a raggiungere le caprette bianche. Galline e conigli sbucano nel prato. I maestri chiamano. È quasi mezzogiorno. Si ritorna. Il cielo è azzurro. I visi dei bambini sembrano piccoli soli luminosi. (racconto di Anna Maria Tettamanzi - 2011) |